La realt� culturale della Sardegna � intimamente e specificamente
caratterizzata dalla teatralit�, dalla coralit� e dalla spettacolarit�
della festa, dei canti e della danza. Nello spazio-tempo festivo
confluiscono, si uniscono e si aggregano, dando origini a
continui, straordinari risultati spettacolari, molteplici
generi teatrali, nati dai modi di vita e dall'uso quotidiano,
evolutisi ed arricchitisi lungo l'arco dei secoli a contatto
delle altre culture e tramandati fino a noi dal prezioso e
vasto patrimonio di tradizioni e di identit�: dai rituali
drammatici dei Santuari nuragici ai ludi gladiatorii,
alle venationes e alle commedie allestite negli anfiteatri
e nei teatri romani dell'Isola; dal quattrocentesco Laudario
lirico dei Disciplinati bianchi di Sassari alle cinquecentesche
Coplas di Sigismondo Arquer; dalle varie Passiones
di San Lussorio, di Sant'Efisio e di Sant'Antioco alle sacre
rappresentazioni di Antonio Maria da Esterzili, di Maurizio
Carrus e di Giovanni Delogu Ibba; dagli straordinari "materiali"
drammatici popolari agli esiti spettacolari del carnevale
(i Mamuthones di Mamoiada, i Merdules di Ottana,
i Thurpos di Orotelli, i Xrebus di Sinnai, ecc);
dai componimenti encomiastici in musica delle Cantate di Carlo
Alessandrino Capsoni e di Giovanni Antonio Paliaccio ai melodrammi
di Nicol� Navoni e di Antonio Marcello; dai drammi storici
di argomento sardo di Antonio Muscas e di Gavino Nino a quelli
di argomento nazionale di Michele Uda Baille e di Pietro Mossa;
dalle commedie leggere di Giovanni Siotto Pintor e di Enrico
Costa alle farse di Ef�sio Vincenzo Melis e del primo Antonio
Garau; dalle rappresentazioni tematiche dell'identit� di Giuseppe
Dessi, di Francesco Masala, dell'ultimo Antonio Garau e di
Leonardo Sole alle rappresentazioni in lingua di Salvatorangelo
Spano e di Giovanni Enna; dalle commedie grottesche e dannunziane
di Oliviero Prunas, di Lino Masala Lobina a quelle di ambientazione
sarda di Nicola Spano, di Grazia Deledda e di Marcello Serra;
dai gosos al ballu tundu, dal canto a tenore
a quello improvvisato dei cantadores.
La ripresa di coscienza di identit� attraverso il genere
teatrale, fortemente sentita gi� dal primo Novecento, acquista
fervore ed entusiasmo a partire dagli anni Sessanta, vivificata
da un impegno sociale e politico pi� incisivo e pregnante,
di cui sono portatrici le produzioni drammatiche delle compagnie
e dei gruppi teatrali che animarono quella scena culturale.
Infatti, a partire da quegli anni si assiste a una sorta di
risveglio culturale. Nascono gruppi teatrali che, rivisitando
il patrimonio d'identit� della Sardegna, riscoprono, usano
e assemblano tradizioni e costumi fino ad allora trascurati
o dimenticati, dando inizio a una specie di "invenzione" di
messinscena. Si sviluppa un nuovo fervore di ricerca e una
forte volont� di sperimentazione che inducono gli attori e
gli operatori teatrali a portare i laboratori drammaturgici
negli ambiti periferici, nel mondo operaio, contadino, provinciale.
Di costoro, solo pochi continuano a crescere artisticamente
e a sviluppare culturalmente e teatralmente le tematiche dell'identit�
sarda per giungere fino al giorno d'oggi.
Se tanti furono, infatti, i gruppi teatrali che, in quarant'anni,
nacquero in Sardegna, pochi sono stati quelli che, arrivando
fino ai giorni nostri, hanno operato con competenza e con
profitto, specializzandosi nell'evento drammaturgico-spettacolare.
Fra questi, quasi rara avis nonostante i sempre pi�
esigui finanziamenti regionali, si distingue in maniera specifica
per gli esiti della ricerca teatrale, per le soluzioni sceno-tecniche
e per le linee di poetica culturale e di invenzione registica,
la Cooperativa Teatrale "Fueddu e Gestu" di Villasor
che, guidata dal regista e direttore artistico Giampietro
Orr�, si ispira e si rif� al vasto corpus d'autori
e d'opere, di generi, di stili e di tematiche dell'appena
accennato patrimonio culturale.
Ho visto nascere i "Fueddu e Gestu". Li ho seguiti
con attenzione ed interesse fin dai primi esordi legati alla
fase del Teatro documento nel 1980. Li ho visti crescere,
con una volont� non comune di apprendere e di formarsi artisticamente,
nonostante la loro collocazione marginale rispetto alla centralit�
culturale della citt� di Cagliari che, a quell'epoca, calamitava
sempre pi� folte schiere di giovani innamorati del teatro.
Ma invece di rimanere schiacciati, come tanti altri, dallo
svantaggio di essere periferici rispetto alla citt�, essi
ne hanno fatto un'orgogliosa bandiera di indipendenza, di
individualit� e di peculiarit� artistica. Nella loro sede
di Villasor pensano, dibattono, definiscono e provano le loro
messinscene che poi si diffondono e innestano in tutti i centri
dell'Isola, arricchendo e innovando tematiche identitarie,
affascinando con le straordinarie scenografie, coniugando
le molte varianti del sardo con l'italiano, favorendo la dialettica
ed il confronto delle idee, coinvolgendo la gente nell'azione
teatrale.
Del 1980 � il primo spettacolo, "La bambola abbandonata",
tratto da un'opera di Sastre, cui seguono nel 1981 e nel 1982
le due messinscene di "Su carrucocciu" e di "Pistirrinchinu",
preludio a laboratori, seminari e sessioni di ricerca sulla
tradizione e sulla cultura sarde. Risale anche a questo periodo
la fervida collaborazione con il gruppo "Domus de Janas"
di Pierfranco Zappareddu, e la frequentazione del laboratorio
di Grotowskj e dell'Odin Teatret.
Nel 1983 i "Fueddu e Gestu" entrano nell'itinerario
scolastico e comunale svolgendo attivit� d'animazione seminariale
e laboratoriale sulle tecniche teatrali. Approfondiscono,
nel contempo, la conoscenza delle opere di autori sardi del
Novecento, rappresentando nel 1984 lo spettacolo "Ehi bona
genti" con cui vincono cinque anni dopo due primi premi:
uno per la Migliore Regia alla Rassegna Teatrale "Su magasinu
de su monti", di Uras e l'altro nella Quarta Rassegna
del Teatro in Lingua Sarda "Canonico L. Matta" di Gergei.
Nel 1985, i "Fueddu e Gestu" si costituiscono in Cooperativa
Teatrale e, ormai sicuri delle tecniche spettacolari e teatrali
acquisite, allestiscono lo spettacolo itinerante "Dedalus".
Nel 1986 si cimentano con un testo del tedesco Karl Valentin,
"Oggetti smarriti", traendone un interessante spettacolo
con cui partecipano alla Rassegna "Teatro Insieme" de "Il
Crogiuolo" e a quella intitolata "Il teatro della Repubblica
Di Weimar" del C.U.T.
In seguito ad un'accurata ricerca sul campo condotta intervistando
gli anziani di Villasor e di S. Sperate, nel 1987 allestiscono
lo spettacolo in sardo "Pegu de bangu" con cui, nel
1988, vincono due primi premi: uno nella Terza Rassegna del
Teatro in Lingua Sarda "Canonico L. Matta" e l'altro al "Dicembre
teatrale guspinese".
Anche il 1989 � un anno foriero di successi e di gratificazioni:
in collaborazione con i musicisti del gruppo "Laborintus"
di Sassari, allestiscono lo spettacolo "L'Histoire du soldat"
di I. Strawinskj che li vede ancora fra i protagonisti della
scena teatrale isolana. A partire da quest'anno, la Cooperativa
intensifica gli interventi di Animazione Teatrale nei comuni
e nelle Scuole medie ed elementari di Uta, Guspini, Donori,
Villasor, Siliqua, Villamassargia, Settimo S. Pietro, Barrali.
Giampietro Orr� comincia a dar prova della sua grande capacit�
drammaturgica e registica: costruisce ed allestisce suggestivi
ed affascinanti testi spettacolari, partendo da stimolanti
grumi poetici di Adele Loriga, Paolo Pillonca, Gian Mario
Demartis e Tonino Rubattu. � il caso di "Frores" del
1990 di "Conas e majas" del 1994, di "Ojos"
del 1995 e di "Carenas" del 1998. Si affina, in tal
modo, la sua interessante dote di utilizzare la potenzialit�
del teatro ai fini di una spettacolarit�, da una parte, plastica
e incisiva e, dall'altra, coinvolgente ed intensa.
Nel contempo si precisa e si delinea una sua ambiziosa concezione
drammaturgica: una sorta di teatro totale dove, per esempio,
anche il codice musicale vive e si compie nello stesso tempo
in cui tematiche, vicende e personaggi prendono consistenza,
gioiscono e piangono sulla scena. Cos� anche i musicisti sono
attori a tutti gli effetti.
Nel 1991, i "Fueddu e Gestu" costituiscono insieme
ad altri cinque gruppi teatrali l'Associazione Regionale Teatro
Etnico (A.R.T.E.). Si tratta di un sodalizio importante che
d� dei frutti artistici interessanti, ma che, purtroppo dopo
alcuni anni, esaurisce la spinta artistica propulsiva, limitando,
in tal modo, la grande capacit� di progettazione e di azione
dei "Fueddu e Gestu".
Continua e si espande, in questi anni in maniera capillare,
l'attivit� laboratoriale nelle scuole di ogni ordine e grado,
affiancata da continui allestimenti e interessanti messinscene.
Del 1992 � lo spettacolo tratto da Cechov, "Prendas",
che ottiene il Primo Premio alla Settima Rassegna del teatro
in lingua sarda "Canonico L. Matta" di Gergei; mentre del
1993 � l'allestimento di "Su stranju" tratto dal Ruzante,
un autore-attore congeniale alle ricerche e alle tematiche
care ai "Fueddu e Gestu".
Nel 1997, la Cooperativa si misura con un classico della
letteratura teatrale della Sardegna, Antonio Maria da Esterzili.
"La Comedia del desenclavamiento de la Cruz de Nuestro Senor
Jesu Cristo" � il testo che, da me gi� studiato e pubblicato
("La Spagna, il teatro, la Sardegna. Comedias" e frammenti
drammatici di Antonio Maria da Esterzili", Cagliari, Cuec.
Nuova Edizione. 1996), adattai allora per una memorabile messinscena
allestita da Giampietro Orr� dal titolo "S'Iscravamentu",
cui fornii anche la direzione artistica e scientifica. Fu
la prima volta che un testo classico del patrimonio culturale
sardo fu rappresentato dopo un'attenta ricerca scientifica:
dai costumi, alla gestualit�, alla recitazione, tutto venne
ricostruito e vagliato alla luce dei documenti dell'epoca.
Si tratt� di una tappa artistica e culturale importantissima
in cui tutti i componenti della Cooperativa Teatrale "Fueddu
e Gestu" ebbero un ruolo straordinario e fondamentale.
A partire da questo evento, rappresentato sia a Cagliari nella
Chiesa di Sant'Agostino (da dove venne trasmesso televisivamente
in diretta in tutta la Sardegna da Videolina), sia nei quattro
centri di Serramanna, Gergei, San Sperate e Villasor, l'approccio
drammaturgico e scenico al nostro teatro cambi� radicalmente.
Ci si accorse che il patrimonio di autori e di testi andava
ben oltre l'esiguo e definito ambito della comicit� fine a
se stessa. Ed i "Fueddu e Gestu", con quest'operazione
significativamente artistica e altamente culturale, ruppero
decisamente con un modo di fare teatro ormai datato cui, per
la verit�, essi non avevano mai aderito, ma con cui, purtroppo
talvolta, furono superficialmente accomunati per la loro predilezione
dei temi dell'identit� etnico-culturale e dei miti della Sardegna.
E, tuttavia, con onest� e con impegno, essi hanno continuato
ad essere operatori culturali attraverso il teatro, dando
un esempio valido e lampante della possibilit� di creare ex-novo
una messinscena e un teatro sardi. Essi testimoniano, inoltre,
una non trascurabile capacit� di adattare per la scena problemi
e tematiche peculiari della nostra societ�. E in questo contesto
che allestiscono, sempre nel 1997, "L'albero del miele
amaro" un'opera-evento che, in collaborazione con Maria
Lai, coinvolge l'intero paese di Siliqua. L'anno successivo
"Su sonniu de Maria" di Gian Mario Demartis e "Mascaras"
di Leonardo Sole costituiscono ancora per Giampietro Orr�
terreno formidabile di inventiva registica e di straordinarie
trovate scenografiche.
Il 1999 vede ancora protagonisti in Sardegna i "Fueddu
e Gestu": ad Alghero con lo spettacolo "Carrabufas"
di Antoni Arca; a Villanovatulo con la rappresentazione corale
di "Po cantu Biddanoa" di Benvenuto Lobina che coinvolge
l'intero paese; e a Sassari con lo spettacolo "Nur"
su testo di Leonardo Sole.
"Le notti di Nurai", da un radiodramma di Michelangelo
Pira, "Cinixada", su testo di Gian Mario Demartis,
e "Feras" della stessa Cooperativa sono le produzioni
che caratterizzano il 2000.
Come si vede, i "Fueddu e Gestu" hanno saputo trovare
un modo peculiare per vivere la propria insularit� e la propria
realt� periferica, tramutandola in centralit�.
Da parecchi anni, essi collaborano con me all'interno dell'Universit�
di Cagliari, conducendo stimolanti laboratori per gli studenti
dell'Ateneo cagliaritano, attraverso cui, attivamente e professionalmente,
hanno fatto conoscere ed hanno valorizzato le nostre radici
culturali.
Insomma, senza dubbio alcuno, il loro � un modo vincente
di affrontare con peculiarit�, con competenza e con l'arte
del teatro, le problematiche, i miti e la cultura dell'uomo
di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
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