Spettacolo
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Scoprire
e ritrovare forme d'arte, insieme, coinvolgendo un'intera
comunità e la sua essenza vitale (uomini, donne, bambini
e ragazzi), trasformando il paese in opera d'arte e
di poesia.
Questo è "Arteisieme": l'incontro tra la grande
arte di Maria Lai, gli interventi teatrali degli attori
e animatori di "Fueddu e Gestu" e il paese di
Siliqua.
"Arteinsieme" risponde all'esigenza di allontanarsi
dai luoghi deputati del fare arte figurativa, avvicinarsi
alla gente comune e rendere l'opera leggera e leggibile
a più livelli.
La proposta di coinvolgere un intero paese nella costruzione
di un'immagine simbolica non ha intenzioni ludiche o
didattiche, anche se ne presenta alcuni aspetti, ma
si pone come ricerca orientata a capire, più che a spiegare,
quali direzioni l'arte contemporanea può individuare
per un suo rinnovamento.
L'autore, che nel suo lavoro esce sempre da se stesso,
in questa esperienza tenta in modo concreto di diventare
collettività. Cerca collaborazione in chi può garantire
attenzione e rispetto delle regole che l'opera impone
nel suo farsi immagine.
La Cooperativa Teatro "Fueddu e Gestu", che ha
suggerito il tema della poesia ed il coinvolgimento
dei bambini (e, di conseguenza, di tutta la comunità),
con cui opera attraverso l'animazione, propone un percorso
che, a partire dalle filastrocche popolari, arrivi al
linguaggio dell'arte e della poesia.
L'autore di "Miele amaro", Salvatore Cambosu, aveva
ampiamente trattato l'argomento nella sua opera e un
suo racconto, in particolare, parla del cuculo che può
offrire il dono di "diventare poeta" a chi sa avvicinarsi
con estrema cautela ("Ma quanto è difficile cosa!")
all'albero dove lui canta, mentre il cuculo, non essendosene
accorto, resta lì e continua a cantare. L'immagine dell'albero
diventa ora progetto di monumento stabile nel paese,
punto di partenza e d'arrivo per le azioni e le immagini
della poesia offerte agli spettatori.
Albero, simbolo anche del progetto "Arteinsieme":
dalla radice al tronco, alle foglie, con la sua linfa
incontrando la luce offre ossigeno da respirare.
"Il Miele Amaro" - diceva Cambosu - "è una
perfetta metafora dell'arte: contiene il dolce e l'amaro,
la vita e la morte; nasce da una società che opera all'interno
di un ordine, intorno ad un centro vitale, l'ape regina,
a cui dà informazioni che condizionano la produzione
del miele, cibo vitale per tutti.
La cultura umana nasce da una collaborazione tra gli
operatori dell'arte e l'organismo sociale.
Le api costruiscono il favo con lo stesso rigore matematico
con cui l'arte costruisce le sue opere; e infine il
favo ci dà la cera che serve per illuminare.
Ogni poesia è una luce nel buio della vita."
Salvatore Cambosu a Maria Lai, 1954.
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Maria Lai
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Si vive "assonnati e nell'angoscia" - dice Maria
Lai - disponibili allo scatenarsi del "selvaggio" che
è in noi o della scintilla meravigliosa che dà dimensione
umana al mondo.
Questa scintilla è la poesia: qualcosa di magmatico
che si libera da oscure profondità dell'essere per rigorosissime
geometrie. Sono percorsi di senso che ci aiutano a costruire
nuovi universi possibili. Il poeta che li crea è un
bambino con l'ansia d'infinito e mente progettuale:
un Icaro con la mente di Dedalo.
Il respiro dell'arte è oggi più indispensabile dell'ossigeno,
se vogliamo costruire percorsi di civiltà.
L'arte è la forma, dice ancora Maria Lai, "che contiene
un sogno". Un sogno, o meglio un'utopia, che deve
essere restituita alla realtà quotidiana.
Come? Predisponendo percorsi operativi in cui il corpo
sociale possa riappropriarsi delle capacità d'ascolto,
di sguardo e di voce - sempre più latenti e inattive
nell'umanità di oggi - che consentano ai protagonisti
dell'azione (teatrale, poetica, artistica) di rimediare
il mondo reale sulla misura dell'utopia. Un fare sociale
stimolato e orientato dalla poesia: qualcosa che - come
in un favo - faccia uscire dagli oscuri labirinti dell'anima
alla luce del sogno quel miele dolce come la vita e
amaro come la morte, che traduce il nulla in infinito.
Senza questa luce la vita è caos. È questa luce che
ci fa conoscere "l'altra faccia della realtà",
il diritto di quel rovescio che è la vita.
Per questa riconquista collettiva dei percorsi del sogno
Maria Lai ha costruito con le sue rigorose installazioni
un universo possibile splendido e delicato come una
bolla di sapone, ferreo e inaccessibile come un antico
castello.
"Fueddu e Gestu", guidato dalla fantasia operativa
di Giampietro Orrù, non nuovo a queste esperienze di
teatro di poesia dinamico e aperto a diverse possibilità
di lettura, ha realizzato dei percorsi reali ritmati
da stazioni (i luoghi della poesia) nel centro storico
di Siliqua.
Una moderna opera teatrale aperta che, giocando
sulla pluralità dei codici, si muove in direzione di
un nuovo linguaggio, in cui confluiscano e si fondano
(non secondo la tecnica dell'assemblaggio ma alla luce
di un progetto globale) componenti, frammenti e stimoli
provenienti dalle altre lingue dell'arte: poesia, musica,
pittura, scultura, danza.
Le stazioni previste, sette, sono dedicate ai temi dell'origine
del linguaggio e dell'arte, sotto il simbolo (mutuato
da Cambosu) dell'albero del miele amaro (n.1), la trappola
poetica che cattura l'infinito (2), l'alfabeto e la
parola (3), la barca di carta (4) che ci spinge verso
l'infinito e la conchiglia (5) che ci guida con l'ascolto
di quei ritmi profondi, l'alveare (l'arte come sistema
matematico, ravvivato dall'emozione) (6) e la cera del
vissuto che decanta e si raffina nelle forme assolute
dell'arte (7). I testi originali e funzionali al progetto
sono stati scritti da autori sardi contemporanei.
Questo teatro itinerante è segmentato da installazioni
fisse e mobili, come pannelli in forex e lenzuola bianche,
con "segni" di poesia visiva appesi ai balconi, terrazzi
e muri delle case. L'itinerario si apre e conclude nell'Anfiteatro,
che ha al centro la scultura dell'Albero del miele
amaro creata da Maria Lai.
In ciascuna stazione, dunque, si attiva una metafora,
traducendosi in una serie di azioni ed eventi teatrali
collettivi, in cui l'animazione si sposa con le modalità
(anche innovative) del teatro contemporaneo.
In questa costruzione itinerante anche i bambini sono
co-protagonisti, come pure la folla dei partecipanti
in quanto pubblico. Non agiranno in proprio e, per così
dire, per capriccio individuale, ma seguendo i sentieri
della fantasia, invisibili ma precisi e rigorosi, di
quei mondi possibili prefigurati dall'artista.
Così l'opera d'arte, nata dall'artista e fatta propria
dalla gente, ritorna a ricomporsi nell'universo utopico,
ma carica dei contenuti umani della quotidianità.
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Leonardo Sole
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Interpreti
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Maria Antonietta Azzu
Mariano Corda
Maura Grussu
Heleanna Grussu
Gianni Melis
Nerina Nieddu
Sandra Schirru
Stefania Serpi
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Musiche
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Ottavio Farci
Veronica Maccioni
Beatrice Serci
Sandro Marongiu
Mario Lampis
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Apporto tecnico
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Michele Gerra
Roberto Devino
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Service audio-luci
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La Lumiere di Elvio
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Con la partecipazione dei bambini e dei ragazzi
del Laboratorio di animazione interdisciplinare
condotto dalla Cooperativa "Fueddu e Gestu"
Direzione Organizzativa
Stefano Sole
Consulenza
Angela Grilletti Migliavacca
Arte Duchamp
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Cooperativa
Teatro Fueddu e Gestu
www.fuedduegestu.it
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