E’ un’azione teatrale-concerto di musica e poesia, in cui viene presentato un percorso creativo di ricerca sull’universo simbolico-mitico degli avi.
Nella “performance” le sottili corrispondenze tra passato e presente si articolano in un gioco di coinvolgenti visioni.
Alientu è un filo che si dipana nel labirinto della memoria, un lavoro poetico sulle origini, un’elaborazione moderna di tratti culturali della Sardegna più antica, lontano da intenti filologici e storico- archeologici ma in cui trova stimoli e riferimenti.
Gli spazi ideali per realizzare lo spettacolo sono naturalmente i siti archeologici o di interesse culturale ed ambientale.
Alientu si nutre dello spirito dei luoghi, luoghi speciali in grado di generare stupore, vivi ancora oggi per chi si predispone all’ “ascolto”.
In scena una donna-sacerdotessa rievoca l’avo-mitico che “ritorna” per raccontare la sua esistenza-essenza: dell’attraversamento del limite, la porta che segna il confine tra la materia e lo spirito. La scena si apre quindi sulla “buffa” lotta tra gli spiriti benigni e quelli maligni che si contendono l’anima del trapassato. …e con passo scalzo, leggero… il vuoto… un respiro: Alientu.
La messinscena è strutturata su atti ed elementi semplici, profondi: un tappeto come un racconto, una ciotola, una maschera, un pugno d’argilla rossa. Gesti, parole, suoni, suggestioni.
Una strina a is deidadis de is logus, un’alientu, unu sinnu-sonu-acinnu, unu bolidu de sentidus, po is antigus, po jàju e jàja, po chini creit in su fai cultura cument’a fundamentu de s’omini de cras.*
*Un dono alle divinità dei luoghi, un respiro, un segno-suono-cenno, un volo di pensieri per gli avi, per chi crede nel fare cultura come fondamento dell’uomo di domani. |