In
"Stremus" c'è l'amalgamarsi di intreccio, comicità
e satira sociale. La vicenda è ambientata subito dopo
la Prima Guerra Mondiale. Donna Arrichetta, vedova di
guerra, conduce energicamente la vasta azienda familiare,
ha tre figlie da marito che tiene segregate in casa.
Le tre sorelle occupano il loro tempo dedicandosi alla
sartoria e, ironicamente, cucendo su misura abiti da
sposa, che ormai da tempo hanno invaso la loro casa.
Finalmente in una notte di acqua e vento un uomo entra
nella loro abitazione; si tratta di un ricercato, scappato
nottetempo dal carcere. Rina, Pina e Tina, superando
l'immediato terrore, decidono di nascondere il fuggiasco
nel solaio della loro casa, riuscendo in modo funambolico
ad eludere a più riprese la stretta sorveglianza della
madre. (…Chi ominis non d'arrescit in custa domu ndi
fadeus arresci ammarolla!…). Lo stesso Maresciallo dei
Carabinieri, messosi alla caccia del fuggitivo, deve
abbandonare la casa più volte, depistato dall'intrecciarsi
di situazioni assurde ed esilaranti causate da un servo
folle e dai sotterfugi intessuti dalle tre sorelle.
Approfittando della momentanea distrazione di madre
e figlie, nonché della involontaria complicità del servo,
l'evaso, duplicemente prigioniero, riesce a varcare
la soglia della casa… colpo di scena finale.
Il rigido ed esasperato mantenimento delle convenzioni
porta ad un quotidiano che coincide con l'assurdo. Il
gusto popolare della satira si fonde con una linea di
ricerca drammaturgica e di messa in scena sicuramente
nuovi nel panorama del teatro in lingua sarda.
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