Durante la prima guerra mondiale, un soldato (Manueli) viene colpito a morte. Due giorni dopo sarebbe dovuto ritornare al suo paese, il giorno di San Giovanni, giorno in cui in paese si fa festa grande (si saltano i fuochi e si fanno i comparatici).
Il momento più importante è sicuramente quello in cui si esibiscono i poeti improvvisatori.
In punto di morte, la memoria del soldato va ad i suoi affetti lontani: la madre, il padre, la fidanzata, gli amici, i paesani…ma anche a quel giorno di festa.
Nello spettacolo, infatti, il ricordo de “Sa cantada” dell’anno precedente, si fa azione, ed i temi legati all’origine mitica della terra, dei suoi elementi, della gara poetica improvvisata, nell’ultima “visione” di Manueli trova interpreti nelle figure della madre, del padre, della fidanzata….la gente del paese.
I contrasti e gli equilibri tra gli elementi naturali, veri e propri personaggi del “dramma” si intrecciano con i temi della guerra. Così come accade nella struttura della poesia improvvisata, “ La sterrina” porta avanti un argomento a cui s’intrecciano con la tecnica “arretroga” i temi de “Sa serrada”.
In “Feras”, un fatto storico come la prima guerra mondiale (la grande guerra costò alla “Sassari” oltre 15.000 perdite, 2164 caduti e 12.858 tra feriti, mutilati e dispersi, caddero 138 soldati della Brigata Sassari ogni 1000 incorporati, la media nazionale fu di 104) che per i sardi ha significato la morte di uomini, spesso ignari del senso di quella guerra, bestie mandate al macello, la maggior parte giovani vite stroncate in nome di una patria, per loro, priva di un reale significato, diviene metafora dell’uomo che lotta per compiere un processo di crescita, presa di coscienza e allontanamento della sua bestialità (feras) per il raggiungimento della sua piena umanità.
Nello spettacolo fenomeni culturali della tradizione, come “La gara poetica improvvisata”, stimolano la compagnia a compiere intriganti soluzioni drammaturgiche al di fuori da schemi già sperimentati, nutrendosi di energie che derivano dalle tradizioni popolari della Sardegna ma anche da contaminazioni e ricerche sceniche e musicali che appartengono alla contemporaneità.
“Feras” è uno spettacolo bilingue (sardo – campidanese e italiano) affidato ad attori che recitano e animano figure ed oggetti scenici, intrecciano gestulità, canto e musica per raccontare da un particolarissimo punto di vista la guerra, le sue mostruosità e la necessità di superare la sua disumanità da “Feras”. |